JORDAN RAKEI
Il polistrumentista, produttore e cantautore Jordan Rakei ritorna con What We Call Life, quarto album in studio e disponibile dal 17 settembre via Ninja Tune.
What We Call Life rappresenta il suo album più vulnerabile e intimo, con testi che rimandano a un percorso introspettivo avviato due anni fa, quando ha iniziato a leggere manuali di psicologia positiva. 'Volevo raggiungere la mia barriera di vulnerabilità ed essere davvero onesto. L'album parla del divorzio dei miei genitori durante la mia adolescenza, ma anche dell'amore per loro'. Rakei attribuisce il cambio di direzione più personale anche all'ascolto della musica di cantautori come Laura Marling, Scott Matthews, Joni Mitchell e John Martyn.
Anticipato dal singolo Family ('il più intimo'), in What We Call Life Rakei scende ancora più a fondo nel suo mondo sonoro, combinando elettronica con strumentazioni acustiche, groove robusti e atmosfere ambient, per creare qualcosa di più ricco e strutturato: 'Mi sono reso conto che mi sarebbe piaciuto applicare in musica ciò che avevo appreso dalla terapia su infanzia, rapporto con genitori e fratelli, l'indipendenza raggiunta a Londra e del mio nuovo matrimonio'.
L'artwork è stato creato dall'artista visivo canadese Justin Tyler Close con immagini malinconiche proiettate su un foglio a rispecchiare il titolo del disco: 'Questa è ciò che chiamiamo vita?' Oggi appare piuttosto un commento sulla persona e sull'artista, più felice, fiducioso e sicuro.
Nato in Nuova Zelanda, cresciuto in Australia e residente a Londra, con il suo ultimo album Origin (Ninja Tune, 2019) Rakei ha raccolto stima da pubblico e addetti ai lavori. Sollevando grandi domande sul modo in cui la tecnologia e i social media interferiscono con il nostro senso di umanità, quell'album ha ricevuto elogi da The Observer, Mixmag, Complex e GQ, si è guadagnato un inaspettato riconoscimento da Elton John, ha portato a una collaborazione con la leggenda rap Common e ha visto Rakei esibirsi in una performance per la serie Tiny Desk Concert di NPR.
Rakei è strettamente legato ad amici e collaboratori della scena nu soul britannica, da Loyle Carner (in Not Wawing, But Drowning ha prodotto, co-firmato e suonato in Ottolenghi e Loose Ends con Jorja Smith) a Tom Misch e Alfa Mist. Ha partecipato a una session di scrittura con Nile Rodgers e registrato con Herbie Hancock e Terrace Martin, produttore di Kendrick Lamar e Snoop Dogg. Rilevante il suo rapporto con musicisti e cantanti che gravitano nella zona sud di Londra, intorno alla Rhythm Section di Bradley Zero. Insieme a loro, con l'alias Dan Kye ha prodotto una traccia in esclusiva per Fabric presents di Bonobo, per pubblicare poi nel 2020 Small Moments, un intero album. Di recente ha rivisitato Wind Parade di Donald Byrd per la compilation Blue Note Re:imagined e all'inizio di quest'anno ha annunciato il suo LateNightTales, mostrando il lavoro della sua comunità creativa insieme ad alcuni dei suoi brani preferiti reinterpretati per l'occasione (Codex dei Radiohead e Lover, You Should've Come Over di Jeff Buckley). Inoltre cura una sua community su Patreon e offre tutorial di produzione e approfondimenti del suo processo creativo.
Dopo alcuni tour sold out negli Stati Uniti, Australia ed esibizioni in luoghi e festival come Glastonbury, Pitchfork Avant-Garde Block Party, SXSW, Montreux Jazz Festival, Ronnie Scott's, Fabric e un sold out memorabile alla Roundhouse di Londra, nell'aprile del prossimo anno Rakei si imbarcherà nel suo più grande tour nel Regno Unito e in Europa, che si concluderà con un enorme show da headliner alla O2 Brixton Academy di Londra.